martedì 10 aprile 2007

Samuele, il bambino benefattore

Bruno Vespa Enrico Mentana Vittorio Corsi Paola Savio Corte Assise Torino Carlo Taormina indagini carabinieri ris - fonte: Rainews24Si chiama Samuele Lorenzi ed è il più grande datore di lavoro in Italia. Pur essendo morto all’età di soli tre anni, ha lasciato uno straordinario impero economico che risucchia giornali, televisioni, libri, politica e che a cinque anni dalla sua uccisione mostra segni di eccezionale floridezza.

Samuele ha dato ordini precisi prima di farsi ammazzare. Mentre un mestolo di rame o forse uno scarpone gli apriva ferite mortali, lui dettava istruzioni testamentarie per trasformare il suo assassinio in un propellente per l’economia.

E dunque quel bimbo che nessuno ha conosciuto, il suo corpo che nessuna tv ha mostrato, il killer che nessuno ha incastrato, l’arma che nessuno ha trovato, tutto ciò doveva diventare un’industria al servizio del paese.

Solo oggi la nazione comprende, grata, il supremo sacrificio di Samuele: il business televisivo è rinvigorito, le rotative dei giornali sudano giorno e notte, gli editori gonfiano il petto e il portafoglio, persino la macchina giudiziaria, intristita da un decennio di processi alla classe politica, ritrova slancio con un thriller d’altri tempi.

Ci guarda dall’alto, Samuele, e osserva compiaciuto la generazione di giornalisti e conduttori che fanno carriera in suo nome, il branco famelico di consulenti, psichiatri, criminologi, fotografi, preti, opinionisti ai quali il suo sangue ha regalato una visibilità insperata. E ne vede tanti altri che darebbero anche loro il sangue pur di entrare nel gioco e ricavarne denaro e popolarità.

Il bambino benefattore sa che oggi potrebbe essere ricevuto al Quirinale come Cavaliere di Gran Croce, invece da lassù fa il modesto e guarda la madre Annamaria Franzoni difendersi alla disperata dall’accusa di figlicidio. Non gli importa se è stata lei e se l’imminente sentenza di appello confermerà la condanna a 30 anni, lui pensa al suo disegno imprenditoriale.

Samuele, casomai, è teso perché lo spettacolo giudiziario potrebbe essere agli sgoccioli e con esso il gigantesco indotto lievitato in cinque anni. Sarebbe, questo sì, un delitto, proprio adesso che il processo di Cogne riesce a generare lo zero virgola qualcosa del Pil, dopo aver rivoluzionato i palinsesti, sbaragliato i reality, monopolizzato i talk show, scatenato i paparazzi, solleticato sceneggiatori e pubblicitari, appassionato milioni di italiani.


Per questo, e solo nell’interesse dell’Italia, il piccolo mecenate vorrebbe ribadire quanto contenuto nel testamento e cioè che le forze possenti della comunicazione, della politica, della chiesa, della magistratura rallentino la conclusione del processo o ne garantiscano un epilogo controverso e avvelenato, che possa rendere onore al business così coraggiosamente avviato dal giovane Samuele.


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5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti ho risposto di lá sul Daveblog.
Ciao!
;)

Kaishe ha detto...

... a me viene sempre da pensare:
Samuele, il bambino che nessuno ha pianto e non è mai diventato "ricordo" perchè lo hanno condannato ad essere "pretesto"...

citolo ha detto...

...si vede che oggi hai ancora delle scorie pasquali...questo post è un pò truce...bò!!!

Vietato Cliccare ha detto...

kaishe: il ricordo non solletica le masse, soprattutto in Italia. E quindi il pretesto, come tu lo chiami, è molto più redditizio.

antonio: il post è truce perché la vicenda è truce. Visto Vespa su Rai Uno agitare il mestolo e lo scarpone? Roba da cineteca del truce.

Barbara Tampieri ha detto...

Allora non ho sbagliato nel mio post a chiamare Samuele de cuius.

Grazie per il commento che mi hai lasciato. Più tardi torno a leggermi gli altri post. Ciao!