mercoledì 18 luglio 2007

Le dimissioni farlocche: nuova frontiera del cabaret

Un irresistibile numero cabarettistico sta dilagando nella politica italiana: le dimissioni farlocche. Da sempre adoperate in chiave strumentale e quasi mai messe in pratica, le dimissioni stanno diventando come la macarena negli anni passati: tutti vogliono cimentarsi per vedere l’effetto che fa.

La vis comico-drammatica più dirompente appartiene al momento a Gustavo Selva, che ieri a Palazzo Madama ha annunciato con un intervento shakespeariano il ritiro delle sue dimissioni da senatore. Tralasciando il numero da avanspettacolo per il quale lui stesso le aveva presentate, soffermiamoci sul perché le ha ritirate.

Ha detto, Selva, che tanti cittadini gli chiedono di restare. Di grazia, chi sono questi cittadini e cosa vuol dire “tanti”? Quindici, ottanta, seicento? Sa, il senatore Selva, che ce ne sarebbero milioni (forse anche del Polo) che invece pretenderebbero il suo allontanamento?

Inoltre, udite udite, pare che Selva non si dimetta per il bene dei colleghi senatori. Ohibò, quale sarà mai il senso di questa fine teoria? Presto detto: se lui conferma le dimissioni e l’aula le respinge, i senatori verranno tacciati di essere una casta intoccabile che si autoprotegge in barba ad ogni decenza. Sopraffino! È oltre il cabaret, è puro show surrealista.

La sostanza è che le dimissioni di Selva farebbero subentrare il veneto Paolo Danieli, che è in rotta con An e potrebbe schierarsi col centrosinistra.

Ma anche nel luccicante mondo del café chantant vige la par condicio, per cui citerò non Emma Bonino, che non ha la stoffa dell’attrice, bensì una senatrice dell’Unione che recita da una vita e che non poteva che sprigionare la sua bravura.

Franca Rame (Italia dei Valori), prima della votazione sulla missione in Afghanistan, dichiarò che avrebbe votato a favore, annunciando contemporaneamente le sue dimissioni immediate, dicasi immediate, in quanto non poteva più continuare a votare contro coscienza. Mi spiace per Dario Fo, ma dopo questa performance il Nobel se lo meritava lei.


Infine Francesco Cossiga, tanto per non scordarci dei senatori a vita. Per ben due volte, in passato, ha declamato con fragore le sue dimissioni irrevocabili, dicasi irrevocabili. Mi risulta che sieda ancora a Palazzo Madama, invece di duettare con Albertazzi, come meriterebbe.


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6 commenti:

Anonimo ha detto...

sai che figo un duetto, piuttosto, di Cossiga e Andreotti? quante canzoni avrebbero da cantare: "Gladio, amore mio", "Kiss me, Licio", etc.
il fatto è che siamo il popolo Activia della Marcuzzi. non teniamo più niente, né lo sdegno (verso Selva), né la memoria.

Anonimo ha detto...

Già. La memoria è fra le cose che più mancano, ai parlamentari prima e ai cittadini poi, purtroppo.

Vietato Cliccare ha detto...

samuelesiani e mnemonich: a questo punto anch'io, al pari di ogni cittadino, posso sentirmi autorizzato a prendere un'ambulanza a mo' di taxi e restare impunito. Vi risulta che Selva abbia avuto guai giudiziari per il suo gesto?

Osteria dei Satiri ha detto...

quant'è comoda la poltrona!!
e poi Selva dovrebbero buttarlo fuori a pedate i suoi stessi "colleghi" in questo modo farebbero capire che "la casta" non si autodifende...è una vergogna...niente guai giudiziari a quanto sembra e niente di niente e pensare che n'era pure vantato in trasmissione sto rincoglionito!
max

Anonimo ha detto...

guai giudiziari? chi, un fascista? attento piuttosto tu che ti permetti di criticare.
pace e bene, amico.
sono sdegnato anch'io.

Anonimo ha detto...

Dare le dimissioni per poi farsele accettare da altri. E se non vengono accettate sono ritirate. C'è una barzelletta più originale di questa? Cose da politica deteriore!
La verità è che viviamo in una....selva di " porcate" e ormai non ci si raccapezza più.